Moda e Politica un legame intrinseco: cosa ci insegnano il Met Gala e Chiara Ferragni.

6 Ott , 2023 - Home,Icone,Moda

Moda e Politica un legame intrinseco: cosa ci insegnano il Met Gala e Chiara Ferragni.


Oggi vorrei parlarti dello stretto rapporto esistente tra due tematiche molto presenti nella nostra quotidianità, la moda e la politica. Nel condividere questa riflessione vorrei però partire dal definire il concetto di moda.

Cosa rappresenta la moda?


La moda è il nostro linguaggio non verbale per comunicare chi siamo, il modo di esprimere la nostra personalità. Quando scegliamo l’ abbigliamento siamo pieni di sensazioni, alcune momentanee e altre che sono parte di noi e ci accompagnano giorno dopo giorno. In ogni dettaglio, dall’abbinamento dai colori alla scelta degli accessori, abbiamo la possibilità di trasmettere la nostra essenza.

Partendo da questo concetto appare evidente come la scelta di un outfit diventi determinante per veicolare i nostri valori e le nostre caratteristiche umane, al di là di quelle estetiche. Ecco quindi che anche per i protagonisti della politica mondiale, la scelta di un vestito non è mai casuale. Ad esempio Hillary Clinton, dapprima in qualità di First Lady e poi come concorrente alla Casa Bianca, ha sempre dimostrato come l’abbigliamento giochi un ruolo di primaria importanza nella sua strategia di comunicazione politica, dalla sua prima apparizione al Met Gala 2001 fino alla più recente nel 2022.

Il legame intrinseco tra moda e politica


Per l’occasione Hillary ha fatto ricamare sul suo abito i nomi delle donne americane che più l’hanno ispirata. Tra le 60 figure storiche c’erano nomi come Abigail Adams, Harriet Tubman ed Eleanor Roosevelt.


“Ovviamente, pensavo anche di farla sembrare fantastica, ma soprattutto pensavo alla storia che sarebbe stata raccontata attraverso questo vestito, e a come l’avrebbe espressa quando le persone glielo avrebbero chiesto. – Ha raccontato il designer franco-cinese Altuzarra, stilista dell’abito.


La industry della moda sta recentemente acquisendo sempre più consapevolezza del suo potere comunicativo e nei suoi appuntamenti principali, così come attraverso i suoi volti di spicco, non manca di dimostrarlo.


Prendiamo come esempio proprio il Met Gala: uno degli eventi più famosi e importanti del mondo della moda, palcoscenico di stili e personalità che si fondono all’interno di un tema, cogliendone l’essenza e l’espressione che lo rappresentano.

Fondato nel 1948, il Met Gala ha la storica funzione di raccogliere fondi per il Costume Institute del Metropolitan Museum of Art e nonostante il suo obiettivo dichiarato sia rimasto il medesimo, negli anni si è trasformato nelle mani dei suoi invitati e, guidato dall’iconica direttrice di Vogue US Anna Wintour, ha portato alla luce temi politici e sempre più contraddittori.

La rivoluzione sociale attraverso la moda del met gala

Rimane nella mia memoria il tema proposto nel Met Gala del 2018: “Heavenly Bodies: Fashion and the Catholic Imagination”, con invitati come: Rihanna, Zendaya, Ariana Grande e Blake Lively.
All’epoca il tema scatenò numerose polemiche, considerato il suo collegamento esplicito con la religione e l’intenzione dissacrante della scelta.


Un altro esempio calzante è quello del Met Gala del 2015: “China: Through the Looking Glass”, criticato da alcuni perché tacciato di appropriazione culturale. In questo caso è stata l’attualità politica a interferire con la moda, criticando i look presenti alla serata e identificandoli come un’accozzaglia di luoghi comuni sulla cultura cinese.


Ecco che un evento storico dell’industria del fashion si è trasformato in un’occasione di dibattito e confronto su tematiche sociali e politiche.


Con gli anni i riflettori sul mondo della moda sono diventati sempre più intensi e quindi le star con una visione politica schietta hanno cominciato a riconoscere la serata come il palcoscenico perfetto per condividere i propri principi e le proprie convinzioni socio-politiche attraverso l’abbigliamento.

La moda è un linguaggio non verbale


Risulta impossibile quindi respingere l’idea che la moda sia diventata una delle più grandi forme di espressione, oggi che, unendosi all’arte, permette di divulgare messaggi potenti attraverso un linguaggio non verbale ma molto chiaro.


Quando mi vesto, quando scelgo un abito o un accessorio, mi pongo la domanda: “Cosa vorrei rappresentare?


Una circostanza che consciamente o inconsciamente capita a tutti noi. Capiamo che è possibile inviare un messaggio, rappresentare chi siamo, parlare e urlare senza dire una parola.


Se davvero ci poniamo la domanda possiamo renderci conto che le nostre scelte non sono così inconsce come pensiamo, non abbiamo bisogno di una frase scritta, possiamo diffondere il nostro messaggio attraverso i capi che indossiamo. Quando scelgo un pezzo vintage, ad esempio, lo seleziono per rappresentare la mia visione del mondo e in questo modo esprimo anche me stesso.

Chiara Ferragni e la comunicazione attraverso la moda

Il messaggio della libertà veicolato dalla moda lo abbiamo già visto anche in Italia. Chi non ricorda di Chiara Ferragni e il suo: “Pensati Libera” sul palco del Festival di Sanremo? Parliamo di “The Manifesto Dress by Dior”, creato da Maria Grazia Chiuri. Chiara in quella occasione ha utilizzato ogni singolo look come un discorso politico, il suo discorso politico, che nonostante una buona dose di critiche piovute sui social, è sicuramente arrivato al pubblico in maniera forte e diretta.


Lo ha fatto soprattutto con un vestito che volutamente dava l’illusione della nudità, l’esatto opposto di un messaggio scritto ma pur sempre un messaggio diretto, catturato da tutti noi spettatori, come lei e il suo team sapevano bene sarebbe stato.


Il messaggio è molto chiaro:


Il discorso di Chiara vale per tutti noi.

Nonostante possa sembrare assurdo immaginare che la maggior parte delle persone che incrociamo per strada giri ricoperta di slogan e significati politici, ti sfido a guardare il tuo guardaroba e porti la seguente la domanda: “Cosa vorrei rappresentare?”.


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