Il lato oscuro della moda: fast fashion e moda low cost

16 Nov , 2023 - Home,Moda,Riflessioni

Il lato oscuro della moda: fast fashion e moda low cost

È vero che la moda fast fashion a basso costo low cost rende possibile la “democratizzazione” della moda, permettendo a chiunque di vestire abiti di tagli e fogge contemporanei, tuttavia a che prezzo? Scopriamo insieme i retroscena del LATO OSCURO DELLA MODA.

Il significato di Fast Fashion

Se ne sente parlare sempre di più, ma chiariamo il significato di fast fashion: con questo nome si indicano quei capi che in modo economico e rapidissimo vengono immessi sul mercato, passando dalle passerelle alla produzione e alla vendita. Partiamo da una considerazione sulle implicazioni che la fast fashion ha sull’ambiente: l’industria tessile risulta essere secondo recenti stime uno dei settori più inquinanti al mondo e tra i più avidi in termini di consumo di energia e risorse. I danni, in termini di emissioni, sono tragici e preoccupanti: la produzione di montagne di abiti low cost significa emissioni di anidride carbonica, gas serra e altre sostanze inquinanti e nocive che vengono quotidianamente rilasciate nel mare e nell’aria.

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I tessuti tossici sulla pelle

Oltre a ciò, non trascuriamo l’aspetto salute: recentemente si è scoperto che alcuni marchi fast fashion (Shein ad esempio che ha da poco aperto uno store fisico a Milano, capitale nostrana della moda) utilizzano pesticidi, coloranti e sostanze chimiche e sintetiche per la produzione delle fibre e dei capi di abbigliamento, che risultano pericolosi per chi li indossa.

Cosa comporta la produzione di capi a basso costo?

Ma non è tutto e non è poco. Il vero lato oscuro della moda usa e getta, accessibile a tutti e a prezzi stracciati sono i costi in termini umani: la manodopera che lavora questi capi che noi indossiamo con estrema facilità e buttiamo via dopo un po’, è costretta a turni estenuanti e massacranti per poter rimanere competitiva e redditizia. Si tratta di vere e proprie cittadine de-localizzate in zone remote del mondo (Bangladesh, India, etc.) dove uomini, donne e bambini cuciono, tingono e producono abiti anche per 20 ore al giorno, mettendo a rischio la loro salute sia per lo sforzo fisico che per il contatto diretto con sostanze chimiche.

E tutto ciò per un salario irrisorio e bassissimo che non permette loro di vivere una vita dignitosa. Per di più, l’ingente mole di abiti low cost che quotidianamente buttiamo via va a finire in discariche a cielo aperto, con tutti i rischi che ciò comporta in termini di smaltimento.

La soluzione al problema del fast fashion

Che cosa possiamo fare per arginare questo scempio? Qualcosa si può fare. Smettere di acquistare low cost, per esempio. La cosa non risolverà il problema ma potrebbe essere un buon inizio per dare vita ad una strategia collettiva di acquisti più consapevoli e sostenibili. Un altro motivo che dovrebbe spingerci a compiere scelte più oculate in fatto di abiti è la ormai nota pessima qualità degli abiti a basso costo, magari carini e alla moda ma realizzati con l’idea di essere indossati poche volte e poi subito sostituiti da altre collezioni, che tra l’altro, vengono proposte con una velocità impressionante, al ritmo di una volta alla settimana.

Ma, come diceva Yves Carcelle amministratore delegato di Louis Vuitton, il lusso è lento”: se molti consumatori sembrano attratti dai continui cambi di look e dallo sfoggio di tessuti e stoffe di qualità scadente quando non nocive e tossiche, c’è ancora per fortuna una buona parte di “buongustai” in fatto di moda che scelgono capi sartoriali, di buona fattura e realizzati con fibre naturali.

Perché scegliere il madeinitaly?

Ma il costo? Direte. Eppure vestire made in Italy o abiti e accessori di maison accreditate, pilastri del fashion internazionale non ha sempre un prezzo così elevato. Pensiamo ad esempio ai mercatini vintage chic che ci permettono di acquistare capi griffati e di ottima qualità a prezzi bassissimi: comprare vintage potrebbe essere un modo alternativo di essere fashion al di là dei dettami della moda low cost. Magari si può non trovare al primo colpo la taglia esatta o il modello più in auge, però scegliendo abiti e accessori vintage e prediligendo capi sartoriali finemente realizzati a mano con fibre naturali si guadagna sicuramente in stile e unicità.

In breve, meglio pochi capi, ma buoni. La moda del momento è sfoggiare look usa e getta, tutti uguali che dietro al loro apparente prezzo basso nascondono costi in termini di inquinamento, sfruttamento e in termini di salute elevati molto più elevati di quanto si possa pensare.

Il mercato del riuso è di moda

Realizzare un’inversione di tendenza è possibile: provate a digitare sui motori di ricerca web “negozi vintage vicino a me” e vi renderete conto che anche a poco prezzo è possibile acquistare capi unici, versatili e senza tempo, da abbinare con creatività e fantasia a diversi tipi di outfit.

Dobbiamo ammetterlo con un velo di tristezza: il mondo della moda non è tutto paiettes e luccichii, ma presenta dei lati oscuri non trascurabili che tuttavia si possono arginare con un modo di fare e acquistare più oculato e consapevole.

Il lato oscuro della moda

A proposito di lati oscuri: lo sapevate che il problema della tossicità di abiti e make up non è un problema “moderno” soltanto? In epoca vittoriana le donne si truccavano con creme sbiancanti che contenevano piombo, arsenico, vetriolo, mercurio e altre sostanze velenose. Per non parlare delle gocce oculari all’estratto di belladonna per avere gli occhi più luminosi e dell’usanza di indossare bustini costrittivi per avere un vitino da vespa invidiabile! Si tratta di pratiche impensabili ai nostri giorni in cui per fortuna il concetto di bellezza è sempre di più accompagnato da consapevolezza, senso critico, sostenibilità e libertà.

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