Il termine upcycling designa una tendenza di moda, nel saper riusare i capi del passato, molto particolare e sempre più in voga negli ultimi tempi che mira a dare una seconda vita a capi usati, di collezioni passate, che non mettiamo o che semplicemente non ci stanno più. Per i puristi della moda suonerà strano, ma riusare abiti e accessori è chic: una maglietta troppo ampia può diventare un vestito, un jeans usato e magari troppo stretto può diventare, con un po’ di fantasia e creatività, una borsa o una pochette.
Riusare è di moda
Sono sempre di più le persone che scelgono di dare una seconda possibilità agli abiti che giacciono sul fondo dell’armadio da anni, così come è capitato a tutti di aprire il guardaroba di genitori o parenti per selezionare dei capi appartenuti al passato e rimettermeli in circolo, complice anche il web e i trend che coinvolgono il pubblico della rete incentrati proprio su un’idea creativa del fai da te anche nella moda.
Al giorno d’oggi il comandamento per essere trendy è essere se stessi, quindi inventare, creare, essere unici: ecco perché l’upcycling trova riscontri positivi un po’ ovunque, anche presso le grandi case di moda. E poi, diciamo la verità, non è solo una questione estetica, un’elogio della fantasia e della creatività, un modo curioso per essere fashion stylist in piccolo, ma anche una questione di etica ambientale, un modo per risparmiare e per fare del bene al nostro pianeta.
L’impatto del fast fashion
Recenti stime ci dicono che una buona parte delle emissioni nocive per l’ambiente e per la nostra salute in termini di inquinamento sono prodotte dal mercato della fast fashion. Se acquistare abiti a buon mercato e alla moda può sembrare un affare, a lungo andare invece risulta deleterio sia per la salute del pianeta che per noi stessi che lo abitiamo: ogni giorno cumuli enormi di abiti dismessi, magari ancora in buone condizioni, finiscono nelle discariche per essere bruciati andando a peggiorare sensibilmente i livelli di emissioni nocive nell’aria.
Oltre a questo, sono tristemente note a tutti le condizioni di lavoro a cui sono sottoposti gli operai che producono i nostri capi fast fashion: molto spesso si tratta di bambini impiegati per ore e ore dietro un macchina da cucire per soddisfare la nostra malsana voglia essere per forza alla moda, vestiti di tutto punto secondo il trend del momento, che guarda caso cambia da un giorno all’altro lasciandosi alle spalle montagne di capi che nessuno vuole più, spazzatura da smaltire.
La moda ecosostenibile
Per fortuna il mondo della moda si dimostra sempre più sensibile alle tematiche green, con un’attenzione particolare agli sprechi e all’inquinamento. Sono tanti gli atelier che hanno fatto una scelta decisa e di campo in questo senso: Diesel, per esempio, ha creato la linea Diesel Upcycling for 55DSL con jeans interamente creati dopo operazioni di riciclo di vecchi abiti. L’iconica casa di moda Prada ha scelto anch’essa di trasformare i rifiuti e gli scarti in abiti e accessori nuovi ed eco sostenibili nella collezione Re-Nylon aprendo la strada verso la sensibilizzazione del mondo della moda a tematiche indirizzate al riciclo e alla preservazione dei nostri mari.
Lo stesso discorso vale per Balenciaga, Stella McCartney e molti altri brand che dimostrano una sensibilità green volta al risparmio e all’idea che dagli scarti può nascere qualcosa di bello. In breve, se può funzionare per il vetro, la carta e la plastica, perché non può funzionare per gli abiti?
Scelte consapevoli di shopping
Ma non è tutto. Quello che possiamo fare noi nel nostro piccolo è ugualmente importante: riutilizzare capi di collezioni passate, che non mettiamo più o che non ci stanno più bene può essere un’idea geniale per ridare un’etica alla moda e per iniziare ad apprezzare di più i capi di qualità, quegli abiti o accessori ever green che sono sempre attuali perché sono versatili e senza tempo. Un po’ come era nei tempi passati: non era necessario avere tantissimi abiti, ne bastavano pochi ma buoni. Nell’era della fast fashion e della moda usa e getta, scegliere di vestirsi in modo responsabile, evitando gli sprechi e prediligendo capi made in Italy può essere un modo per distinguersi dalla massa e per affermare la propria unicità, oltre le mode.
Upcycling riusare è di moda
Invece di acquistare abiti tutti uguali, a poco prezzo e prodotti con materiali scadenti da operai sfruttati, mettiamoci una mano sulla coscienza e scegliamo dei capi made in Italy, dei tessuti naturali, non trattati chimicamente. Ma il costo? Direte. Niente paura, per fare la differenza, vestire con stile e di qualità non serve spendere tanto. Potete scegliere, appunto, capi di seconda mano magari vintage, fare un giro nei tanti negozietti e shop online dedicati alla moda nostrana, ripescare dagli armadi capi particolari e classici e riadattarli.
E poi, riciclare e ricreare abiti con ago, forbici e fantasia. Si, perché l’upcycling ci dà la possibilità di sfoggiare accessori personalizzati e unici e può aiutarci a esprimere al meglio la nostra voglia di essere autentici e sempre diversi: quante volte capita di rovistare negli armadi di genitori, o parenti, alla ricerca di quel capo che ci affascina, che ci fa sentire importanti e unici allo specchio oppure succede di chiedere ad amici di prestarci qualcosa dai loro armadi per sentirci al meglio? Ecco, scegliere di riusare e valorizzare abiti dismessi è un po’ la stessa cosa, un modo per creare una connessione speciale e unica tra la nostra personalità e il modo in cui ci vediamo nello specchio.
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Nel mio look indosso:
- Cappotto vintage
- Pantaloni IMPERIAL
- Mocassini GEOX
- Camicia GERMANO ZAMA